Alle 13.40 Paolo Scarpa esce puntualmente dalla banca. Dalla sua banca. Visto che è lì che lavora da diversi anni.
Ci siamo dati appuntamento ufficiosamente per mangiare qualcosa insieme durante la pausa pranzo. Ufficialmente per parlare e scambiare qualche opinione sulle nostre idee. Già, visto che con Paolo ci sono diverse affinità, in particolar modo su una visione slow della vita oltre che sull’utilizzo della creatività per migliorare se stessi e ciò che ci circonda.
Paolo ha da qualche giorno compiuto quarantatré anni. Il suo compleanno scade in un data molto particolare. Festeggiava il suo terzo anno di vita quando tutto il mondo guardava alla Luna sapendo che c’erano delle persone che ci passeggiavano sopra. Forse anche questo ha influito sul suo destino.
La sua è la storia di chi si accorge che la strada che sta percorrendo non è propriamente la sua. Fin qui niente di nuovo. Quanti hanno questa percezione. La differenza però, sta che Paolo ha avuto il coraggio e la forza di provarci. Proprio così, comunque vada, lui potrà essere sereno con se stesso per quello che ha fatto.
Ma cosa ha fatto Paolo? Ha seguito le sue pulsioni e ha dato ascolto ad un talento artistico latente, ma che non vedeva l’ora di essere preso in considerazione.
Questo talento ha trovato consistenza nella scultura del vetro attraverso un’antica tecnica che è quella della fusione a cera persa del bronzo, che lui ha adattato e modificato per il vetro. Dieci anni di sperimentazione contro tutto e contro tutti.
Mentre ci accomodiamo su un tavolino nell’attesa delle ordinazioni, gli rivolgo una prima domanda.
“Paolo, partiamo dalla fine. Non più di un paio di settimane fa, ho avuto il piacere di assistere ad una tua personale. Cosa vuol dire per te mettere in mostra le tue opere?”
“E’ il mio modo di esprimermi, di comunicare, di parlare di me stesso, della mia vita, della mia famiglia. E’ il mezzo per trasmettere agli altri la mia energia, il mio entusiasmo, ciò in cui credo.”
“Gli oggetti che riesci a realizzare hanno una duplice componente che li rende particolarmente originali. Da un lato la luce e dall’altro la vitalità. Alcuni pezzi sembrano vivi, come nelle migliori sculture di Michelangelo. Come riesci ad ottenere questo effetto?”
“Una signora alla mia ultima mostra mi ha detto – in quelle sculture vedo te! Il tuo modo di muoverti, le tue posture, il tuo modo di prendere in braccio i tuoi figli, il tuo modo di muovere la testa – ecco è molto semplice, è tutto lì. Inconsciamente, inconsapevolmente, parlo con le mie mani attraverso il vetro. Nulla di più, nulla di meno. Assecondo il mio esser uomo materializzandolo. ”
“Veniamo a quello che più mi interessa. Ci sono leggende, che narrano di te sveglio alle quattro del mattino,chiuso nel tuo laboratorio sotto casa a lavorare alle tue opere, prima di andare a lavorare in banca. Onestamente dove trovi il tempo per dedicarti alla tua arte, considerando inoltre che hai una famiglia (bellissima) che anch’essa ti reclama?
“Non è una leggenda, ma l’unica via percorribile. Realmente mi alzo alle 4.00 per poter dedicare quasi ogni giorno due ore alla scultura. La mia vocazione è la famiglia, non potrei mai privarla della mia presenza.”
“A proposito di famiglia. Quanto è importante il sostegno di tua moglie e la presenza dei tuoi figli?”
“Assolutamente imprescindibile. Fondamentale! Non dimenticare che la mia musa ispiratrice è mia moglie, a cui dedico ogni cosa che faccio. Inoltre, contrariamente alla maggior parte degli artisti che hanno i momenti di più grande ispirazione nelle loro fasi di grande dolore e sofferenza, io lavoro esclusivamente se e quando sono felice! E ritorniamo al cuore: la famiglia.”
Veniamo interrotti dal cameriere che arriva per le ordinazioni esordendo con “Oh ecco il nostro bancario creativo”, dal tono ironico, ma ben poco divertente. Lascio che prenda le ordinazioni e appena si allontana, mi viene spontaneo porre un ulteriore quesito a Paolo.
“Paolo, ti danno fastidio questi pregiudizi nei tuoi confronti? Sembra che alcune persone siano poco disposte ad accettare un cambiamento nell’ordinarietà delle cose. Certi che ti conoscono come bancario, ti hanno etichettato così e ti vorrebbero per sempre così. Questi non sono in grado di capire che una persona non è solo il suo lavoro. Cosa ne pensi a riguardo?”
“Fortunatamente non è più così. Nei primi anni di sperimentazione molti amici, parenti e colleghi mi hanno deriso e dato del matto. Poi, lentamente, gradualmente, le mie opere hanno cominciato a parlare per me e, loro, hanno cominciato a tacere.”
Arriva il pranzo. E’ ora di mangiare. Prima di addentare il primo boccone, alziamo i bicchieri al cielo, verso la luna che seppur giorno si vede benissimo. La luna è con Paolo e non solo lei. Poi facciamo un brindisi alla vita, che se lentamente vissuta, non finisce mai di sorprendere.