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Per lui è una fuga. Per lei è una ricerca. Il Generale non risponde, ma avrebbe molte cose da dire. Quella che vi sto per raccontare potrebbe essere una favola, se non fosse che ho avuto modo di parlare con i protagonisti.
La storia parte da non troppo lontano. Montecosaro, paese della provincia di Macerata, distante pochi chilometri dall’Adriatico. Ma di strada ne farà molta. Prima di partire però un passo indietro.
C’è una roulotte, una casa in sistemazione e una vecchia moto appoggiata tra i calcinacci. Non è una due ruote qualsiasi. E’ una Vespa 50. Ma non è tutto. Chi abita in quella roulotte e lavora alla sistemazione della propria casa è una giovane coppia. Giorgio Serafino, classe ’75 e Giuliana Foresi, due anni più grande.
Questo è un punto importante della storia. Perché Giorgio e Giuliana non solo sono due innamorati, lui di lei e lei di lui. Lo sono anche della vita e condividono una visione della loro esistenza: l’essere in viaggio.
La loro concezione di viaggio è particolare. On the road, con il profumo dell’asfalto e la polvere della terra. Quindi ecco che iniziano i primi spostamenti. Prima in giro per l’Europa in Panda. Poi nella tranquillità dei boschi e i laghi canadesi. E ancora a nord est del Brasile, Marocco, Thailandia e Cambogia in moto.
Arriviamo al 2009. La casa dei sogni è terminata. L’adrenalina da viaggi continua. Non rimane che arruolare un nuovo compagno d’avventura. Ed ecco che quella Vespa 50, che finora era stata solo spettatrice della realizzazione di un sogno e di racconti di viaggi, diventa anch’essa protagonista.
Completamente sistemata nella meccanica e nell’aspetto, quella che sembrava un ferro vecchio fino a poco tempo prima, assumeva le sembianze del Generale Lee, della serie televisiva Hazzard, su due ruote però.
Il 28 aprile 2010, in sella al Generale, Giorgio e Giuliana iniziano l’attraversamento della mitica Ruote 66. Partenza da Chicago e arrivo a Los Angeles. Più di seimila chilometri percorsi. Dieci stati e cinque fusi orari attraversati. Una ventina di ruote bucate. Bagno di folla quotidiano da parte delle persone incontrate. Bagno di pioggia, più che frequente, per le avverse condizioni climatiche. Tornadi, grandine e fulmini che si scagliavano a pochi metri di distanza da loro.
Nonostante ciò, viaggio straordinario. Un altro di quei viaggi che al ritorno nelle Marche, fa sì che Giorgio e Giuliana siano obbligati a pensarne ad uno successivo. Il Generale, dopo essere stato accolto come un eroe, tra le diverse contee americane è pronto a macinare altro asfalto.
Ed ecco che arriviamo alla cronaca recente. Fine gennaio 2011, il Generale approda a Bangkok. Tra le migliaia di persone, il traffico e lo smog della capitale thailandese, il trio riparte per affrontare sentieri sperduti dell’antica Asia.
L’obiettivo è quello di fare il giro del triangolo d’oro. Thailandia appunto, Laos e Vietnam. Quando li rintraccio sono a Latyao, a circa 350 chilometri a nord/ovest da Bangkok. Sono le 12 in punto ora italiana. Ora dell’aperitivo pre-cena per loro, viste le cinque ore di fuso orario.
Attraverso Skype, mi accolgono nella stanza che li ospiterà per quella notte. Graziosa, ampia, ma soprattutto economica. Quando mi dicono il prezzo, mi viene voglia di trasferirmi là con loro.
Se non sapessi che sono reduci da una giornata in sella al Generale, Giorgio e Giuliana sembrerebbero appena usciti da qualche rilassante seduta di massaggio. Sorridenti, disponibili ed entusiasti per questa nuova avventura che hanno intrapreso.
Mi raccontano subito di come sono favolose le persone del luogo. Che addirittura, appena si è sparsa la voce in un Vespa Club locale del loro arrivo, sono stati “scortati” da altri vespisti per alcuni pezzi del loro tragitto.
Gli chiedo come sta il Generale e sorridendo Giorgio mi risponde “Peccato che stia riposando, altrimenti te lo facevamo vedere… comunque mi sembra che abbia accolto con gioia questo nuovo viaggio… basta che ci fermiamo ogni mezz’ora, tre quarti d’ora per farlo raffreddare e lui è contento”.
A differenza dell’avventura americana, questo viaggio presenta delle sostanziali diversità. Infatti Giorgio mi racconta: “… qui non esiste un percorso preciso… abbiamo un’idea di dove vogliamo arrivare, però diciamo che le strade vengono scelte man mano che le incontriamo”. “… e di solito ci infiliamo per quelle meno comode, più tortuose, meno conosciute… chissà che non capiti come quando eravamo stati in Cambogia e ci siamo persi… e quella è stata la notte più bella” aggiunge Giuliana.
E’ straordinario lo spirito di questi due ragazzi. In particolar modo è bello vedere l’armonia che c’è tra loro due. D’altronde non potrebbe essere differente. Fare un viaggio di questo tipo da soli è un’impresa. In compagnia, se non si è particolarmente affiatati, potrebbe diventare un calvario.
Mi raccontano che tutto il loro bagaglio è composto da due sacche di tre chili l’una. Solo l’indispensabile. Non c’è posto per il superfluo in un’avventura come questa. Anche i pensieri lasciano lo spazio al divagare della mente.
Il loro rientro è previsto per il 26 marzo. Nel frattempo però attraverso il loro sito Terra e Asfalto (non poteva chiamarsi in modo più appropriato, ndr) aggiornano quotidianamente con testi e foto i loro spostamenti in questa parte dell’Asia. Un modo per stare insieme a loro. Per viaggiare con loro.
Comunque sia, le loro parole, suscitano un desiderio di viaggio. Certo magari non in Vespa, anche perché dove si potrebbe reperire un altro Generale Lee, però viene voglia di partire.
Questa voglia credo che Giorgio e Giuliana la conoscano molto bene. Infatti mi dispiace un po’ per la loro casetta, che si sono così impegnati a sistemare con le loro mani, però ho una sensazione. Credo che quelle quattro mura vedranno poco questi due ragazzi.
A questo punto non ci rimane che augurare un buon viaggio a questi nouvelle Marco Polo o Cristoforo Colombo che vogliate. E naturalmente lunga vita al Generale Lee.