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E’ difficile emozionarsi di fronte ad un oggetto, però è ancora possibile. Il merito di questo è di chi riesce attraverso la sua creatività, la sua manualità, la sua immaginazione a far suonare il vibrafono dei sentimenti più puri.
Ed ecco che un libro di stoffa con un racconto per bambini si trasforma in una poesia. Un quadro in tessuto, in un’opera d’arte; una serie di disegni legati da un filo in un’incantevole favola sognante.
Si crea qualcosa di magico. Ne sono conferma l’attenzione e lo stupore dei bambini e l’occhio lucido dei genitori nel momento che ne prendono visione.
E’ un viaggio. Per i più piccoli in un mondo molto vicino a loro; per i grandi in un luogo troppo rapidamete dimenticato: la fantasia!
Ad introdurci e accompagnarci in questo cammino, una figura femminile: Anita Arrighi . E’ lei che attraverso i suoi lavori con tessuti, riesce a scardinare anche le porte più chiuse dell’indifferenza umana. E’ un piacere vederla all’opera. E’ salutare ammirarne l’estro artistico.
Siamo a 2 passi da Lucca. Il contesto è quello di una terra che riequilibra l’uomo con la natura circostante. E nello studio inserito nel suo piacevole Bed & Breakfast, Anita ci racconta di come sia nata la sua vena creativa.
“… Ricordo ancora quando da piccola andavo dalla mia zia sarta. Le chiedevo un pezzettino di stoffa per vestire la mia bambola…” mi dice Anita, rievocando piacevolmente i suoi ricordi d’infanzia.
Una passione per i tessuti innata, la sua. Una passione che riusciva a portare avanti nei ritagli di tempo, prima quando doveva studiare per il “pezzo di carta”, poi quando il suo lavoro come contabile, le permetteva una pausa serale. Dopo aver vinto un importante concorso, rinunciò a quell’incarico che l’avrebbe portata lontano da casa, percependo che ciò l’avrebbe allontanata dalla sua vera vita.
Continuando così il suo lavoro a Lucca, si imbatte nell’esperienza del licenziamento.
Ed ecco una prima e importante svolta.
Inizia la sua vera trasformazione. Quando infatti parliamo di Anita, parliamo di una donna che con il tempo si è trasformata. Da persona schiva e un po’ insicura di prima, alla persona estroversa, socievole e smaniosa di fare, che è adesso.
Le sue prime composizioni in tessuto, i suoi primi arazzi, i suoi primi quadri di stoffa! Capisce che l’utilizzo di questo materiale è per lei il più congeniale. Anita va presto oltre il patchwork. Mette insieme in maniera libera, pezzi di tessuto.
“… mi sembrava di aver inventato qualcosa di nuovo… tanta era l’emozione nell’esprimermi attraverso questo tipo di lavorazione… ”
Inizialmente erano solo paesaggi, poi nei suoi lavori di grandi dimensioni, iniziò ad inserire presenze di figure femminili – “… mi sentivo il dovere di rendere omaggio alla donna!”.
Mentre diversificava la sua attività artistica inserendo anche produzioni di oggetti in tessuto, arrivavano i primi assensi anche da parte della critica. Una rivista del settore riporta un articolo su quanto da lei realizzato. Segni di incoraggiamento!
Iniziarono così le prime mostre. Confronti diretti con il pubblico e la conferma che il suo operato piaceva anche ad altri.
Un altro momento evolutivo fu quando si presentò l’occasione di visitare l’ospedale psichiatrico di Lucca. Anita fu invitata all’inaugurazione di una mostra di opere prodotte da utenti nel laboratorio di pittura all’interno della struttura – “… rimasi affascinata dalla gente e dalla produzione artistica realizzata… e quello che mi colpì maggiormente furono proprio le opere prodotte dai malati di mente, l’arte accumunava tutti…”.
Decide così di frequentare come volontaria, i laboratori artistici dell’ospedale psichiatrico.
Nel frattempo l’incontro casuale con la psicologa veneta Graziella Pesce, la porta alla conoscenza dell’ Arazzoterapia e dei “libri della vita“ grandi o piccoli volumi polimaterici dove tramite forme, colori e spessori possono essere rappresentati i vari stati d’animo, anche quelli più nascosti.
“… un incontro che mi ha cambiato… poco dopo presentai il progetto di questo laboratorio riabilitativo alla struttura sanitaria di Lucca. Era il 1997 quando iniziai a lavorare con un gruppo di utenti e il risultato fu straordinario; immensi arazzi e libri di stoffa realizzati insieme a loro divennero presto testimonianze creative di quello che avevano da esprimere!”.
Un percorso, quello di Anita nato in quel momento e continuato negli anni con incarichi nel carcere femminile di Lucca, nei centri per recupero tossici e negli istituti per anziani.
“… è una formazione che ti permette di capire tante cose… finché gli altri ti raccontano storie di mondi paralleli è un discorso, ma viverlo in primo piano è un arricchimento indescrivibile...”.
Dopo queste forti esperienze fu un processo naturale l’approdo al lavoro con i bambini. Iniziarono così i primi progetti con le scuole, i primi laboratori didattici con i ragazzi. Un’ulteriore condivisione della creatività.
Queste esperienze sono state affrontate in parallelo con la sua realizzazione di arazzi e alle sue occasioni espositive che iniziano ad intensificarsi.
Nuove produzioni di libri in tessuto. Una casa editrice accetta e sviluppa un’idea, e poi storie, poesie e tanto altro ancora con un unico denominatore comune: l’utilizzo del tessuto.
Creatività, fantasia e passione sono stati e restano i cardini della vita di Anita.
Sogni nel cassetto molti ancora.
Portare avanti la sua attività artistica, continuare ad editare i suoi particolarissimi libri, e crearne sempre di nuovi raccontando così quel mondo nascosto nella parte più intima di tutti noi e spesso soffocato dal quotidiano.
Troppo? Non credo, dal momento che i suoi sogni contengono sempre tanta passione.
Continua a sognare, Anita, e continua a regalarci emozioni attraverso le tue interpretazioni artistiche di stoffa.