Non c’è apprendimento se non c’è divertimento – Antonio Consorti

Ascolta la storia

Scarica la storia (mp3)

E’ passato quasi un anno. L’emozione però si è conservata. Forse accresciuta. La serata era trascorsa piacevolmente. Già al suo arrivo aveva destato un sentimento di simpatia e ammirazione. Intratteneva i bambini disegnando su dei fogli dei buffi personaggi. Con la voce ne descriveva le gesta. Favole. Racconti. Diceva che erano storie realizzate con la complicità dei ragazzi che seguiva. Li per lì poteva essere scambiato per un maestro. Non lo era. Era molto di più.

Ci disse d’essere un logopedista. Ma anche questo non era sufficiente a spiegare il suo delicato e coinvolgente approccio con i bambini. Poi una frase: “… non c’è apprendimento se non c’è divertimento…” aggiungendo “… è il primo assioma della Computer Game Therapy… è il mio approccio di lavoro”.


Si presentò così Antonio Consorti quella sera di novembre di un anno fa. Poi ci fece un altro dono. Ci parlò di un suo progetto. Lasciò spazio alle immagini di un dvd. Una centrale elettrica in disuso. Un luogo incantato e una missione. Riportare a splendere quella casa della luce. In una veste diversa questa volta. Trasformarla in un luogo di aggregazione. Un’osteria dove i disabili potessero contribuire con il loro lavoro. Un centro culturale. Un centro di terapia. Un luogo ricettivo per ospitare i degenti e le loro famiglie, secondo le regole auree della vita di Antonio: accogliere, comprendere, consolare e costruire.

Centrale elettrica in disuso, luogo nel quale dovrebbe sorgere il nuovo spazio di aggregazione del progetto di Antonio Consorti

Mentre descriveva tutto ciò, già una luce si diffuse nella stanza. Era la luce dell’umanità con la quale si capiva che questo progetto doveva essere realizzato. Non tanto per realizzare il sogno di Antonio, ma al fine di permettere a molte persone di tornare a sorridere.

E pensare che Antonio Consorti la sua intuizione l’ha avuta vent’anni fa davanti ad un’edicola. Quando vede per la prima volta su una copertina di una rivista un uomo con una scatola in testa. Quello sarebbe stato il suo primo incontro con la realtà virtuale. Incontro che diventa una folgorazione dopo aver assistito ad una conferenza che parlava della “Società della Mente”di Marvin Lee Minsky, co-fondatore del MIT.

“… volevo usare il computer per fare terapia con i bambini… avevo un interrogativo al quale volevo rispondere… perché la terapia doveva essere sempre triste?”. E’ cosi che Antonio inizia un lungo percorso di ricerca, di studio, di affiancamento a specialisti che gli permettono di portare avanti un protocollo medico a basso costo, ma dai risultati invidiabili.

Nel 1999 viene realizzato presso la sede dell’Istituto Palazzolo di Grumello del Monte, in provincia di Bergamo, un primo laboratorio guida ad alta tecnologia, per la pratica della Computer Game Therapy con soggetti disabili e anziani, e poi, dopo il primo corso pubblico sulla sua metodologia, un inaspettato invito a collaborare con la Fondazione Don Gnocchi di Milano che applicherà il suo metodo in molte delle sue sedi.

Logo del progetto Vi.Re.Dis. ONLUS

Oggi questa è diventata una metodologia applicata in molte realtà pubbliche e private. Ecco che l’intelligenza emotiva, unico vero motore evolutivo dell’uomo (che vede in Daniel Goleman il suo più grande teorizzatore) emerge nei pazienti grazie al rapporto gioioso e paritario con gli operatori e diviene strumento di maturazione della relazione con i loro famigliari,migliorando la qualità di vita dei pazienti stessi.

Ecco dove la visione di Antonio ha trovato concretezza. Mettere a disposizione uno strumento terapeutico che non solo aiuti il disabile, ma anche tutti coloro che sono coinvolti nel suo recupero.

L’utilizzo di nuove tecnologie per rendere più umano il processo di crescita sia dei pazienti sia di coloro che li accompagnano nella loro vita. Un paradosso? No, una piacevole realtà.

Il cammino di Antonio non è terminato. Ora c’è la diffusione di questa metodologia applicata sul territorio. Partendo da Bergamo, l’intenzione è quella di aprire due sedi distaccate a Firenze e Fasano in Puglia. Ma soprattutto c’è la volontà di ridare vita a quella centrale elettrica abbandonata, al fine di crearne un luogo che “possa fare del bene a tante persone”.

In questa sua missione Antonio Consorti sembra un sognatore, che deve scontrarsi con i cavilli di una burocrazia che ha poco dell’umano. Il suo slancio nel fare cose concrete sembra non trovare riscontri in una società imbrigliata dalla politica dell’interesse personale. Però Antonio è spinto da due valori assoluti. Generosità e delicatezza. Valori di ogni singolo individuo. Valori che trasmette nel suo approccio alla disabilità. Sarà per questo che Antonio ce la farà.

Lascia un commento

Un progetto ILBETTA ON AIR