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Domenica sera. Cucina di casa mia. La pizza è stata appena infornata. Nello stesso momento sulla statale che collega Bassano a Marostica lui sta andando in pizzeria. Coincidenza? No, per il momento diciamo solo fame.
Siamo al telefono, lui in auto e io a regolare il mio forno che inizia il countdown ad una temperatura di 220°. E’ da un po’ che ci cerchiamo. E’ da un po’ che dobbiamo parlarci. Quindi questa occasione va più che bene.
Forse il tutto è nato da degli applausi. Quelli che io ho fatto una notte, non in preda ad impattanti sogni, ma dopo essere arrivato ad una conclusione. Avevo appena terminato il suo libro. A dire il vero gli applausi erano iniziati molto prima. Forse dalla lettura del titolo stesso: “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis”. Non era niente male, troneggiava in copertina. Ma come in un rispettoso ascolto concertistico, non mi ero permesso di interrompere la magia di quella lettura.
Il talento. Che cos’è il talento? Cosa vuol dire inseguirlo? Che significa non avere paura di fare ciò per cui si è portati? Domande che spesso mi rivolgo. Domande che ritrovavo tra quelle pagine. Risposte condivise e condivisibili.
Era per questo che dovevamo sentirci e non sarebbe stata una pizza che ci attendeva, a fermarci. Le prime parole sono accompagnate da sorrisi. Non si vedono, ma si sentono partire dal profondo dell’anima. Quasi di compiacimento. Come essersi ritrovati dopo tanto tempo, anche se in questo caso si tratta di trovarsi. E’ una delle prime volte che dedichiamo del tempo a noi due.
Si ripercorrono gli studi fatti, simili. E quelli che si sarebbero voluto fare. Pure questi analoghi. C’è un’isola che ci accomuna. Lui ci ha vissuto, io ci vivo. Ma c’è soprattutto una sintonia, quella fatta di fiducia, ottimismo e forza di volontà.
Dagli studi al lavoro di strada ne ha fatta. E’ un venditore lui. Uno di quelli che tante aziende vorrebbero. Uno di quelli che tanti colleghi desidererebbero. Già perché se è il commerciale la sua indole è pure vero che ha un’innata capacità di trovarsi bene in mezzo a tutte le persone. Sarà il suo modo di trattare con i clienti. Sarà ancor più la sua mancanza di preconcetti.
C’è un altro pilastro che lo contraddistingue. La sua passione per la lettura. Quella lettura trascendentalista americana, dove la positività è sovrana e il migliorarsi è una possibilità a disposizione di tutti.
Sebastiano Zanolli questo è il suo nome, il suo percorso l’ha dovuto costruire. Ancor prima ha dovuto capire quale fosse la sua strada. Come tutti spesso è stato vittima di mortificazioni “non ce la farai mai”, “non fa per te”, “è questo che devi fare”. Intimidazioni che arrivano affettuosamente o meno dalla famiglia, dalla scuola, dalla società.
Forse per questo lo spartiacque nella sua vita è stato un incontro. Era ragazzo quando frequentava le spiagge di Bibione durante l’estate. E quel giorno come tanti altri che stava per sistemare il campetto per giocare a calcio, la sua attenzione venne attirata da un altro ragazzo poco più grande di lui. Capelli lunghi che passava la notte in auto, elementi sufficienti per affascinare un giovane ricolmo di libertà nello spirito come Sebastiano. Ma furono le parole a fare la differenza, mentre si apprestavano a sistemare il campo dopo un acquazzone – “… tu sei uno che si muoverà sempre bene nella vita… perché fai quello che c’è da fare quando bisogna farlo…”.
Effettivamente basta poco per invertire l’interruttore della propria autostima. Soprattutto se avviene in modo inaspettato e da una persona estranea, almeno apparentemente.
E’ così che il suo modo di vedere le cose diventa orientato al crederci. Credere in sé stessi. Credere nelle proprie potenzialità. Credere che si debba agire, per perseguire il proprio cammino.
Sebastiano inizia dei corsi di comunicazione e di motivazione. Alcuni interessanti. Altri meno. Però tutti elementi di spunto che collegati alle sue letture di autori americani di inizio secolo, dove la possibilità è un mantra, fanno ipotizzare che anche lui avesse qualcosa da dire. Inizia così lui stesso a tenere dei corsi, dopodichè visto il suo amore per la scrittura mette su carta quello che ha imparato.
Pubblica un suo primo libro “La grande differenza”. Un successo. Inizia così a cadenza quasi biennale la sua gestazione letteraria. Segue infatti “Una soluzione intelligente alle difficoltà quotidiane”, che mette in evidenza l’importanza di raggiungere gli obiettivi attraverso la cooperazione. “Paura a parte”, invece è una riflessione che si può fare di più se non ci fosse la paura a limitarci. Poi è la volta di “Io, società responsabilità illmitata”, prima di giungere all’attuale “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis”.
Il suono di un campanello interrompe la nostra chiacchierata. E’ il timer del mio forno. La mia pizza è pronta. Pochi minuti e anche lui si siederà a tavola per questo momento conviviale. Terminiamo la conversazione augurandoci buon appetito. Mai augurio fu più azzeccato. Io e Sebastiano abbiamo fame, ma non solo di cibo. Di vita.