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Era il 1984 quando un giovane Ayrton Senna con la sua Toleman affrontava per la prima volta l’atipico circuito di Monaco. Partito tredicesimo, sotto una pioggia torrenziale, salì sul podio secondo. Solo i commissari di gara non gli permisero di vincere. La competizione venne interrotta e la rincorsa su Alain Prost, sul quale Senna stava guadagnando più di tre secondi al giro, si concluse. La corsa rimase nella storia e avrebbe segnato l’inizio della folgorante carriera del migliore pilota di tutti di tempi in Formula 1.
Ci sono ben due motivi per i quali Fabrizio Tamburini quel Gran Premio di Montecarlo lo ricordi così bene. Il primo perché avendo fatto per un periodo il pilota e il collaudatore, ha una passione per i motori. Secondo perché forse proprio quella gara, l’atteggiamento mentale di Ayrton Senna nell’affrontare la pista, ma in particolar modo la vita trova in Fabrizio molte affinità.
“Se una persona non ha più sogni, non ha alcuna più ragione di vita. Sognare è necessario anche se nel sogno va intravista la realtà” diceva Senna. Bene, Fabrizio non ha mai smesso di sognare concretamente. A partire da quella sera che sulle spalle del padre contemplava il cielo stellato. Proprio quelle stelle sono state e sono tutt’ora, la sua materia di studio. Una folgorazione forse. O molto più semplicemente l’esternazione di un naturale talento. Già perché Fabrizio Tamburini è un talento. Nonostante possa essere inserito in quella lunga lista dei precari dell’Università italiana, Fabrizio è un astrofisico di portata mondiale.
Laureato con lode in Astronomia presso l’Università di Padova e un Ph.D in Relatività e Fisica Quantistica nel Regno Unito all’University of Portsmouth, da anni ormai collabora proprio con l’Università Patavina nell’ambito della ricerca legata alla fisica quantistica, alla relatività generale e all’astrofisica degli oggetti compatti. Delle sue capacità ne sa qualcosa il Prof. Bo Thidé, dell’Università svedese di Uppsala (considerata una delle Università migliori al mondo ndr), con il quale collabora nel campo dell’elettromagnetica legata all’astronomia e all’astrofisica.
Ma la cosa che lascia meravigliati di Fabrizio Tamburini è la sua caparbietà nell’affrontare le difficoltà legate al fare ricerca in Italia. Parla del suo lavoro come della sua vita. Un fiume di passione travolgente. Acutezza di pensiero e vibrazione di sentimento. Parla di come supera le difficoltà quotidiane del suo lavoro, come se descrivesse il modo perfetto per affrontare una curva in un circuito automobilistico. E’ propria questa sua duplice anima di pilota e scienziato che ancora una volta emerge. La velocità. Il frenare all’ultimo istante per poi uscire dalla curva con il piede ben premuto sull’acceleratore. Fabrizio è anche questo. Fabrizio è soprattutto questo. Preparazione, sacrificio ed impegno per qualcosa in cui crede. Una sfida dove gli avversari sono i limiti della conoscenza e purtroppo gli inghippi burocratici di una società che non sempre premia l’eccellenza.
Fabrizio ha dimostrato la sua determinazione anche poco tempo fa, il 24 giugno del 2011. Lo scenario era quello di Piazza San Marco a Venezia e sulla facciata di Palazzo Ducale per la prima volta al mondo due canali radio vengono trasmessi sulla stessa frequenza utilizzando una proprietà del campo magnetico fino ad allora sconosciuta: la vorticità del campo elettromagnetico. Una vorticità che permette l’implementazione di più canali sulla stessa frequenza. Un esperimento eccezionale. La dimostrazione che ci sono altre proprietà del campo magnetico, delle onde radio, della luce, che non sono mai state sfruttate. Una vera e propria scoperta per il futuro della scienza, che potrebbe avere importanti applicazioni sia in campo biomedico e nell’astrofisica, nonché rivoluzionare il campo delle telecomunicazioni e della telefonia mobile. Forse anche per questo la stessa Elettra Marconi ha definito Fabrizio Tamburini erede del padre.
Fabrizio descrive tutto ciò con aria di normalità, senza nessun atteggiamento saccente. Semmai piuttosto con un pizzico di umiltà, nonostante ciò che abbia fatto sia qualcosa di straordinario. Ma lui non è una persona che viene gratificata dai complimenti. Per carità ben vengano, ma sono i risultati a contare. Risultati che sono il suggello di una preparazione e di un lavoro continuo da parte sua e del suo team di ricerca. Il perfezionamento di ciò che si fa. Perché ancora una volta, rapportandoci all’automobilismo, non ci sono margini di errore in una gara. Ed ora la gara più importante che sta affrontando Fabrizio Tamburini è quella legata al connubio ricerca ed Università. Non si lamenta del suo stato di precario. Sorvola ironizzando sul suo stipendio da ricercatore. Lui agisce. E lo fa come lo farebbe un fuoriclasse. Un numero uno. Affrontando ogni gara per vincere.
Fabrizio, anche se forse non vuole esserlo, è un esempio. E’ un esempio di fiducia. Di positività. Di guardare avanti. Di credere che il lavoro ben fatto premi. E mai più che oggi abbiamo bisogno di essere sollecitati da figure come la sua. Passione, talento e voglia di fare.
Prima di lasciarci gli chiedo quale sia il suo sogno. E lui sorridendo mi dice: “Una Ferrari 308 GTS. Come quella di Magnum P.I. per intenderci. Chissà magari un giorno potrò permettermela”. Poi guarda in cielo e con lo sguardo fissa una delle tante stelle che brillano lassù.