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“È stato un viaggio introspettivo… per certi aspetti all’inizio anche doloroso… ma riprendendo in mano quelle matite ho ritrovato tutta quella vitalità derivante dalla consapevolezza di fare qualcosa che sentivo mio…”. Con queste parole Elena Tordini, conclude un dialogo la cui partenza sembrava infrangersi inesorabilmente su un contesto socio-economico completamente trasformatosi negli ultimi anni.
Siamo a Prato e il resoconto di Elena, va ben oltre a qualunque reportage o servizio giornalistico. È chiaro che non riesce a rimanere distaccata dall’analisi di ciò che è accaduto e sta tutt’ora accadendo in quella provincia. Lei è nata lì. Ha lavorato lì. È stata protagonista delle glorie di un distretto artigianale/industriale. È solo spettatrice della sua scomparsa. Analizzare le cause, individuare i responsabili, provare a fare una previsione di ciò che potrà ulteriormente accadere, non è ne semplice e forse nemmeno possibile. Sta di fatto che quella che chiamano qui “invasione cinese” e lo “scippo” dell’indotto tessile pratese, presenta delle criticità che trovano strette correlazioni con la perdita di valori. Valori legati al lavoro. Valori legati all’etica. Valori legati alla persona.
In questo scenario la storia di Elena assume un ulteriore significato di riscatto e di volontà di rimettersi in gioco. Lei nipote di un pittore, fin da piccola voleva fare l’artista. Non era il capriccio di una bambina, ma la sua modalità innata di comunicare con gli altri. Però a Prato si lavora, mica si può “perdere tempo” a rincorrere sogni. Un compromesso sembra la scuola per disegnatrice di moda. Estro artistico finalizzato ad un lavoro concreto. Poi comunque permette seppur momentaneamente di uscire dalla propria città. Adempiuti gli studi si inizia subito a lavorare nell’ambito manifatturiero pratese. La strada di Elena sembra essere ben definita, se non fosse che, arriva una maternità e un matrimonio. Elena ha diciottanni e si ritrova subito a dover confrontarsi con responsabilità importanti e progetti sicuramente diversi da quelli programmati.
‘Chi cade al suolo si rialza appoggiandosi ad esso‘
(Nichiren Daishonin)
In questo periodo Elena però acquisisce nuove competenze. Fa suoi i primi programmi di grafica ed inizia a disegnare loghi, marchi ed altro ancora. Con queste nuove conoscenze, rientra nel mondo tessile applicando le sue capacità grafiche al tessuto. I risultati si vedono e le sue collaborazioni con le imprese locali trovano un buon riscontro. Poi però succede l’imprevisto. Arrivano i primi cinesi. La concorrenza si inasprisce. Tecnici tessili per sopravvivere si propongono come grafici, fino ad arrivare ad oggi, dopo a mala pena il 15% delle imprese pratesi sono sopravvissute.
Elena non demorde cerca nuove strade. Disegno di prodotto. Complementi d’arredo. Adegua la sua creatività. Creatività che trova la sua realizzazione in una linea di oggetti e in un tavolo disegnato che trova il plauso della commissione del Florence Design Week, che invita Elena ad esporre la sua creazione. Ma in un andirivieni di situazioni, accade pure che Elena rimanga coinvolta in un incidente automobilistico, che gli impedisce di lavorare al completamento di quel tavolo che doveva trovare la meritata vetrina durante quell’appuntamento fiorentino.
Ma è proprio in una situazione come questa, dove ancora una volta, sembra di aver perduto un’importante occasione, che Elena Tordini inizia a fare ciò che non era riuscita a fare prima. Inizia a dipingere a mano. A casa ritrova un vecchio corso di pittura dello zio. Inizia a fare un ritratto. Si sofferma sugli sguardi. Sugli occhi. Riesce a riprodurre l’intensità delle espressioni delle persone. Il bianco e nero che utilizza sembra potenziare tutto ciò. Elena ha la conferma che la pittura insieme al design sono i suoi linguaggi per mettersi in contatto con il mondo. Inizia un nuovo viaggio per Elena. È il dicembre 2013 e nel suggestivo luogo com’è l’Opificio JM di Prato, approdano le prime collezioni pittoriche di Elena: Pensieri Nudi e Details.
Il resto? È presente. Il resto è Elena Tordini, artista, designer e “spacciatrice di idee”.