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Certo che per uno di Bologna essere mandato a fare il militare in marina sembra un po’ una presa in giro. Lui ne sa qualcosa. Anni ’80 e mentre gli amici lo deridono in tono scherzoso, lui intanto deve imbarcarsi.
C’è un fatto però. Lui ama il mare. E l’ironico destino gli regala un soprannome che forse mai fu più azzeccato. Da quel giorno Andrea Fontana è e sarà per tutti il Capitano.
Ma chi è questo Capitano?
Un personaggio sopra le righe? Un avventuriero dei mari caraibici? Un combattente di lungo corso di un esercito rivoluzionario? O forse un eccentrico archeologo? Niente di tutto ciò.
Il Capitano è un uomo. Schietto. Sincero. Passionale. Sognatore e incline al cambiamento. Ma questa descrizione non è ancora esaustiva. Manca di un elemento: il ferro. Un ferro prestigioso, unico, che pochi conoscono. Un ferro che una volta incontrato però, ce ne s’innamora. Subito. Per sempre.
Questo ferro ha un nome. Royal Enfield. Ha un cuore. Un’anima e due ruote. E’ la motocicletta.
Siamo nel 2007 e il capitano al quale sono sempre piaciute “le motociclette un po’ strane, quelle che la gente non capiva immediatamente”, come dice lui, si compra la sua prima Enfield. Una motocicletta che praticamente nessuno conosceva qui da noi. Prodotta in India e soprattutto la moto ufficiale dell’esercito inglese. Royal, sta proprio nell’onorificenza data direttamente dalla Regina, tanto per intenderci. Un marchio mai fallito.
“… parlare di Royal Enfield significa parlare di una moto che non hanno mai smesso di produrre… anche quando prima della seconda guerra mondiale le catene di montaggio sono state trasferite dalle campagne inglesi di Enfield all’India… non è un marchio rilanciato come tanti altri… è un marchio sopravvissuto e che ha continuato a pulsare… è questo il suo fascino”, mi racconta il capitano con l’enfasi che può avere un giovane professore di storia nel trasferire ai suoi studenti la narrazione di una battaglia epica.
Ma è così forte il trasporto verso questa moto che il Capitano va oltre. Apre a Bologna la prima rivendita monomarca Royal Enfield in Italia. Trenta metri quadri inizialmente, tra l’incredulità degli amici, in via della Lame 113. Quest’ultimo un numero fortunato, dal momento che coincide con il mese e il giorno di nascita del Capitano.
Un mood questo ricorrente. Royal Enfield è un’azienda che porta bene. Il negozio del capitano è un luogo dove si sta bene. Ci si sente bene.
“… chi entra qui viene a regalarsi un sogno…” mi racconta il Capitano e continua “… è per questo che mettiamo alle moto vendute un’etichetta con suscritto venduta ad un fortunato cliente”. Entrando nel negozio del Capitano si respira un’atmosfera particolare. Un clima familiare certo, ma non solo. Un po’ ricorda per certi aspetti il negozio di musica raccontato da Nick Hornby in Alta Fedeltà. Il Capitano è uno che di fronte alle banalità non te le manda a dire le cose – “… qui non facciamo cinema… qui le moto le vedi… ci sono tutte… qui vendiamo solo i prodotti che piacciono in primis a noi… il cliente è libero di comprare quello che vuole, ma se sceglie Royal Enfield è nostro dovere coccolarlo… è per questo motivo che con i clienti si crea un forte legame di amicizia”, mi dice.
Sarà per questo che il Capitano e la sua brigata organizzano un paio di uscite all’anno. Uscite ruspanti. Come la maial-anguilla, in quelle valli del Comacchio, tra le campagne ferraresi, alla scoperta delle fabbriche d’anguilla. Con un’unica regola “esseri puntuali alla partenza”.
Il Capitano è un motociclista sui generis – “… io sono un motociclista da garage… a me piace l’oggetto… usarla è banale… devi avere il gusto di guardarla, di ammirarla in garage…”. E’ per questo che per gli spostamenti lui utilizza la sua Vespa. Un mezzo di locomozione.
Più chiacchiero con il Capitano e più ho una conferma. C’è chi vuole far finta di essere fuori dagli schemi per apparenza. C’è chi è fuori dagli schemi, perché è così, senza dover dimostrare niente a nessuno. Il Capitano rientra indubbiamente nella seconda categoria.
Prima di lasciarci gli chiedo banalmente quali siano i suoi progetti e lui mi risponde sorridendo: “… come ti dicevo mi piace il mare… il panorama del mare… ho vissuto dieci anni a Santa Margherita Ligure… e una volta all’anno me ne vado alle Hawaii… ecco credo che sarà propria quella la mia meta… mi piace cambiare… tra due e tre anni potrei essere proprio su quell’arcipelago nel Pacifico…”.
A questo punto non mi rimane che salutarlo come lui saluta tutti i suoi amici “aloha Capitano”, anche se sicuramente prima della sua partenza per le Hawaii ci rivedremo in quel di Bologna per raccontare altre storie legate alla leggendaria Royal Enfield.