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Non è possibile soffocare una passione. Tanto meno se questa è accompagnata dal talento. Perciò anche circostanze della vita che tenterebbero di allontanare da un proprio naturale percorso, non possono arrestare un processo vitale. Riescono a rallentarne il cammino, posticiparne gli straordinari effetti. Poi però succede ciò che deve accadere. E da quel momento tutto sarà diverso.
Anche Anna Dari non avrebbe immaginato di rimettere le mani sui quei tasti bianchi e neri. Erano passati diciotto anni. Troppi. Non abbastanza per sopire i desideri. I motivi della pausa erano i più ordinari, per questo i più complicati. Quelli che a tante donne possono imbrigliare la propria esistenza. C’è un matrimonio. Una famiglia. Dei figli. Un lavoro. Tutto gira attorno a loro, anche quelle responsabilità che non spettano loro. Eppure per Anna suonare il pianoforte era la cosa più normale. Al di là di un diploma al conservatorio, la musica era espressione di lei e lei era espressione della sua musica. Ma quando le cose stanno così non si può relegare tutto al passato. Anna è musica.
Come in tutte le situazioni apparentemente prive di uscita, bloccate da influenze esterne e da inutili sensi di colpa, c’è bisogno del giusto chiavistello. Quello di Anna è un concerto al quale assiste. E’ una bella sera di fine estate quando nella sua Asti arriva un pianista. Non è un pianista qualunque. Anna la sua musica l’aveva già ascoltata. Non le sue parole però. Quelle che lui usa per presentare i suo brani. La commistione di quella musica e di quelle parole sono una miccia per Anna. Ad accenderla è Giovanni Allevi.
Anna Dari torna a casa. Si siede davanti al suo pianoforte. Ancora qualche attimo di esitazione e poi procede. Le paure vengono spazzate dalle note. Le incertezze dai suoni. Come in una forma di trance creativo compone prima un brano. Poi un secondo. Poi un terzo. Il suo estro artistico è inarrestabile. Alla fine saranno sette i brani. La gioia espressa molto di più. Inizia a farli ascoltare. Prima ad amici e parenti, poi al pubblico. I primi concerti. Le prime grandi emozioni regalate. I primi complimenti ricevuti. Quel lasso di tempo di astinenza dal suono non sembra credibile ai più. La musica di Anna arriva dritta al cuore. Una musica classica che incontra il blues e non solo. E’ la magia di Anna quella che si sente.
Quasi ad omaggiare colui che l’ha fatta tornare nel suo mondo, dedica un brano al maestro Allevi. Gli affianca una poesia. Poi ne scrive altre. Ogni composizione arriva ad avere una poesia che l’accompagna. E’ la nascita di una raccolta. “Suoni e colori dell’anima”, non poteva che chiamarsi così.
La storia di Anna Dari non finisce qui. Questo è solo il suo risveglio. Ora Anna vuole vivere con la sua musica. Non è semplice. Ci sono delle regole di mercato d’affrontare. Meccanismi discografici. Circuiti per esibirsi dal vivo da interpretare. Tutte cose che hanno poco, se non nulla, da vedere con la sua arte. Tutte cose necessarie per affermarne la sua esistenza.
Il passo più grande Anna lo ha già compiuto. Ora si tratta di muoverne ogni giorno altri nella direzione che le è più consona. Fare conoscere la propria musica, sembra un ossimoro in un Paese dove non s’investe nella cultura. Però qui non si tratta di realizzare un sogno, ma di vivere la propria esistenza. Anna sicuramente si è immaginato il suo traguardo. Magari non raggiungerà proprio quello. Magari ne verranno fuori altri. Comunque sia sarà uno straordinario viaggio. Per lei. Per coloro che avranno il piacere di ascoltare la sua musica.