Passeggiare sulla spiaggia è sempre un piacere. Farlo a metà settembre è ancora più suggestivo. Poche persone, il suono del mare prende il sopravvento e le impronte che si lasciano sulla spiaggia sembrano rimanere indelebili fino alla prossima estate.
Con me a lasciare questi sigilli di fine stagione, oggi c’è un maestro. Un maestro di canto: Andrea Tosoni. Con lui parleremo di qual è l’attuale scenario degli insegnamenti di canto e in particolar modo della sua visione sulla tecnica vocale da adottare.
Il canto è un tema al quale sono particolarmente sensibile. Da un lato perché sono un amante della musica, dall’altro perché il canto è un modo di comunicare. Il canto è anima. Il canto è passione. Il canto è la persona.
Tutti cantiamo. Da chi lo fa spensieratamente sotto la doccia, a chi ne fa una professione.
Un gabbiano ci sorvola sopra la testa prima di planare in mare. Emette un verso come se volesse essere partecipe alla nostra discussione. Guardo Andrea sorridendo e poi gli rivolgo la mia prima domanda.
“Andrea, i miei ricordi di te risalgono a quando ti vedevo in alcune trasmissioni d’intrattenimento della RAI a fare il corista. Da allora ne sono cambiate di cose. Ma qual è stato il tuo percorso? Come sei arrivato all’insegnamento del canto?”
“Quando un contratto non viene rinnovato sei a piedi e ti devi inventare qualcosa. Soprattutto quando esci dal tubo catodico devi ri-nascere e ri-trovare gli stimoli in una realtà che per tutta la durata del contratto hai ignorato. Undici anni fa, mi sono chiesto: chi sono, che cosa voglio, che cosa so fare? In che modo posso guadagnarmi da vivere ed essere magari di beneficio a qualcuno? Faccio e studio musica da quando sono nato… ho insegnato canto, pianoforte, ho diretto un coro per tanti anni… quasi quasi mi rimetto ad insegnare canto…”.
“Prova a farmi un po’ di chiarezza. Tra impostazione classica e didattica moderna, qual è l’attuale scenario? Un giovane che vuole avvicinarsi al canto “non lirico”, oppure chi già canta e vuole migliorarsi, a quali strutture può rivolgersi?”
“Quanto tempo hai? Scherzi a parte il discorso è molto, molto delicato e complesso poiché in Italia non esiste una formazione adeguata per i docenti di canto moderno. Gli unici accreditati poiché dotati di “certificazione ministeriale” sono i cantanti lirici che uscendo da un conservatorio dove moderno=jazz, non possono che fare danni ai cantanti che aspirano a diventare la nuova Pausini o il futuro Steven Tyler. Purtroppo la stragrande maggioranza dei docenti lirici italiani, non solo non conosce il repertorio moderno e non lo sa cantare, ma è fortemente fuorviante nella didattica di una tecnica vocale e di stili a lei sconosciuti”.
“E figure come il vocal coach, il vocal trainer, il maestro di canto, il professore di canto… chi sono? Quali sono le loro specifiche?
“Allora il professore di canto o vocal trainer è colui che lavora sulla voce del cantante indipendentemente dal genere interpretato da quest’ultimo. Con dei vocalizzi specifici sviluppa le potenzialità vocali di colui che gli si affida e ha come priorità la salute e la conservazione nel tempo dello strumento voce. Il vocal trainer deve assolutamente conoscere la fisiologia vocale per scongiurare qualsiasi affaticamento del cantante.
Il maestro di canto o vocal coach è colui che ha come priorità lo spettacolo, la scena, il repertorio; quindi valuta le possibilità del cantante e decide brani, tonalità e quant’altro in relazione ad esse. Per fare il vocal coach non serve essere competenti in materia di tecnica vocale, ma basta avere orecchio e cultura musicale (n.d.r. X Factor docet).
Non prendiamo nemmeno in considerazione la miriade di “insegnanti” che tali si improvvisano senza nessuna cognizione di causa se non un’esperienza personale come cantanti, che non basta nell’educazione di uno strumento che non si vede e non si tocca. Da quest’ultimi e dai lirici che si propongono nel moderno, consiglio a chi volesse studiare e migliorarsi la fuga a gambe levate!”.
“E in tutto questo qual è il tuo approccio? E’ vero che sei considerato quasi un eretico nell’establishment dei metodi tradizionali d’insegnamento?”
“Se ricevere qualche minaccia e qualche sporadica mail di insulti tra l’enorme dimostrazione di affetto manifestata è il prezzo da pagare per dare un conforto e una soluzione tecnica a tutti quegli allievi “compromessi” dall’insegnante sbagliato allora mi sta bene, anche se da molti vengo considerato un eretico nel dire che la voce è un processo naturale e che tutto quello che viene “insegnato” nei nostri conservatori non fa che comprometterla. E tutti coloro che mi attaccano e mi attaccheranno sono e saranno stimolati al confronto con allievi che hanno finalmente smesso di buttar via soldi e tempo, sogni e speranze con un insegnante che pretendeva di far fare a loro quello che era a lui servito!”.
“Quindi vuoi dirmi che il segreto sta nel cantare senza cantare, nel cantare senza accorgersi di farlo? E’ questa secondo te l’essenza, nel liberare il canto da soffocanti costrizioni?”
“Guarda, la voce è un’alchimia complessa, perché tutto quello che fai per cantare ti conduce esattamente nella direzione opposta. Tu devi capire come funziona la voce e metterti nella condizione, ecco qui il percorso tecnico, perché Lei si manifesti. La voce è la risultante di un equilibrio meraviglioso che si realizza quando pensi le note tutte uguali, quando non pensi di cantarle!”.
“Nel tuo libro “Professione: Cantante” raccogli un po’ tutti questi aspetti, c’è un cd per imparare a cantare e ho visto che hai ritagliato pure uno spazio ai provini. Ci sono suggerimenti su come affrontare un casting. Allargandoci al mondo televisivo, del quale conosci i meccanismi, in cuor tuo cosa ne pensi dei talent show?”
“Per presentarsi ad un casting è fondamentale avere talento e carisma. Puoi avere talento, ma se non convinci rimani a casa. Puoi avere carisma, ma se non hai talento rimani a casa. Riguardo ai talent show, ricordiamoci che sono prima di tutto delle trasmissioni televisive e come tali devono fare ascolti. Hanno visto negli ultimi anni, e mi duole il cuore ricordarlo, che fa più audience la polemica della capacità artistica quindi, in linea con ciò, è importante non sembrare delle persone “normali” quanto invece stimolate all’acceso confronto, alla litigata, magari con un passato controverso, ecc., tanto per attizzare l’attenzione della massaia di turno davanti allo schermo. Aggiungo, non tanto per demotivare i più giovani, ma per stimolarli alla crescita artistica che la televisione va semplicemente usata: è un mezzo per dare incredibile e “facile” visibilità. Ma partecipando ad un talent show che cosa vi vuole rendere visibile? Che senso ha proporsi ad un talent show se non si ha un’identità artistica, una proposta musicale, ecc.? Tempo perso e talento sprecato… almeno la massaia ha stirato il suo bucato e la trasmissione ha fatto i suoi ascolti e i SUOI guadagni”.
Ad un certo punto ci fermiamo. Ci voltiamo per vedere quanta strada abbiamo fatto. Le nostre impronte effettivamente sono lì ben visibili. Il tempo le farà scomparire, ma la nostra chiacchierata rimarrà, come una canzone che si imprime dentro di noi per essere continuamente cantata.
Dammi un LA, maestro!