Ogni tanto qualcosa d’interessante sui quotidiani si trova ancora.
Giovedì 8 ottobre sul Corriere della Sera versione online, vengo rapito da uno strillo in home page che dice Guadagnare di meno per vivere di più abbinandolo poi al termine downshifting.
Leggo attentamente l’articolo, tra un misto di curiosità e scetticismo. Mi soffermo in particolar modo sulle dichiarazioni di un certo Simone Perotti, che un fatidico giorno procede con un cambiamento radicale della propria vita.
Non ha nulla a che vedere con il Michael Douglas di Un giorno di ordinaria follia. Anche per Simone Perotti ci sono stati gli ingorghi in mezzo al traffico e tensioni quotidiane date dalla vita moderna, però la sua, è stata una scelta “morbida”, un volere rallentare per riappropriarsi meglio di se stesso e della propria vita.
A questo punto non mi rimane altro che contattarlo. Voglio capire cos’è successo in lui. In cosa consiste la sua scelta. E forse, se è realizzabile un approccio diverso al mondo che ci circonda.
Gli scrivo una mail per avere la disponibilità per chiacchierare su questa sua scelta di vita. Dopo neanche un minuto mi risponde: “Volentieri”. Ecco cosa mi ha raccontato.
“Partiamo dalla fine. Chi è Simone Perotti oggi?”
“Un uomo molto più libero. Liberi del tutto è forse impossibile, però ci si può provare con forza e determinazione…”
“Cos’è successo quel giorno, quel giorno di due anni fa, ormai, che hai detto adesso basta?”
“Una sensazione meravigliosa, inebriante. Tutto dietro, anzi, dentro, perché non si perde nulla, tutto si conserva nel cuore e nella mente. Però niente più autorità esterne su di me. Solo chi mi ama. Ricordo che passeggiavo per Milano e mi sembrava di volare…”
“Rimpianti? La rinuncia che hai fatto più fatica a metabolizzare?”
“Vivo dietro La Spezia. Mi manca l’Anteo, il miglior cinema di Milano. Da questo puoi capire che rimpianti non ne ho…”
“Cosa vuol dire per te non avere più l’ansia del lunedì mattino e poterti godere ogni singolo giorno della settimana come fosse un giorno di festa?”
“E’ un sogno. È come la vita dovrebbe essere per tutti. Vivere così per moltissime persone è possibile, vorrei che tutti lo capissero. Serve coraggio, determinazione. Nessuno ci insegna a essere determinati sui nostri sogni, ma solo sui doveri. E’ questo il gesto più crudele del sistema. E’ come dare due colpi di mazza alle gambe di un prigioniero per evitare che fugga. Ma quelle gambe dobbiamo curarle, farle correre ancora, perché ci portino dove vogliamo. Stand up!”
“Non c’è il rischio di isolarsi, di crearsi un proprio mondo scollegato da quello reale? In fondo tu stai andando controcorrente. Il passa parola di questi giorni è Win for life, la lotteria che ti permette di vincere un vitalizio a vita, mentre tu hai scelto di rinunciare alle agiatezze economiche”
“E’ così che si diventa liberi secondo me. Non avendo soldi per fare quel che si vuole. E’ volere le cose vere, quelle che vanno proprio bene per noi che ci focalizza. Ti faccio io una domanda: quante volte facciamo cose che DOVREBBERO renderci felici, così si dice, così siamo convinti, ma che in realtà ci costano tempo e denaro ma non ci lasciano niente? Ecco la via per la libertà passa per queste cose. Si può diventare liberi anche senza smettere di lavorare. Però occorre assumersi la responsabilità della propria vita, renderla autonoma e indipendente dai condizionamenti. A quel punto si è veri-uomini-nel-mondo, dunque tutto si è meno che isolati. Sono gli altri a non avere tempo per me. Io ho tutto il tempo per loro che desiderano. Però voglio vederlo il loro desiderio, deve essere autentico e forte, altrimenti ho altro da fare.”
“Ora devo fare un po’ l’avvocato del diavolo. Però ti sei permesso di fare una scelta così drastica, perché comunque eri nelle condizioni di poterlo fare. Se avessi avuto un mutuo da pagare o una famiglia da mantenere, avresti potuto fare ugualmente una scelta analoga?”
“No. Ma vedi, il paradosso è proprio questo. Prima di tutto se uno ha fatto un mutuo per comprare una macchina più alla moda, la schiavitù se l’è cercata e se la merita tutta. A me della macchina me ne frega meno di niente. Ho un macchinone solo perché ci trasporto legna, materiali, e l’ho pagata 8.000 euro su eBay. Poi, se il mutuo è reale, utile, necessario, è chiaro che i problemi di quell’uomo esistono. Non sono semplici da risolvere. Il punto però è che esistono centinaia di migliaia di persone, anche milioni, che non hanno quel problema, o che in 3-5-10 anni possono risolverlo. Il fatto è che se non si comincia non si arriva. Occorre essere determinati e volere veramente cambiare vita. Se uno vuole può”
“Hai raccolto la tua esperienza in un libro, dal titolo appunto Adesso Basta. Secondo te, la tua scelta potrebbe essere da stimolo ad altre persone?”
“A giudicare dalle tonnellate di messaggi che ricevo e dal fatto che il mio libro è stato esaurito in 4 giorni, direi di sì”
“Prima di concludere vorrei condividere con te una mia considerazione. Io credo che da tutta questa crisi economica, dal fallimento di un modello economico basato esclusivamente sul consumismo e la speculazione, ne usciremo con una consapevolezza diversa, con un approccio nuovo alla vita. Non dico che si arriverà a scelte “drastiche” come la tua, però ad una nuova forma di rinascimento mentale e culturale. In tal senso, tu cosa ne pensi?”
“Me lo auguro. Io ero (per puro caso) di fronte alla Lehman Brothers quel famoso 12 settembre, quando scendevano gli impiegati con gli scatoloni in mano. Mi ha fatto pena quella gente, e ho patito per loro. Però esultavo. Che crollino questi santuari nel deserto, che vengano spazzati via e si riparta con meno cose in mano, ma con più autenticità. Non invoco alcun Armageddon, ma spero che questa crisi abbia spiegato chiaramente a tutti che così non va. Adesso Basta.”
La nostra chiacchierata finisce qui. Le nostre strade si dividono, per il momento. Simone torna al suo downshifting e io alla mia slow life. Tutto sommato ci sono più analogie che diversità. Chissà forse le nostre mete non sono così tanto diverse. Intanto grazie Simone e arrivederci.