Oggi faremo un viaggio. Nei colori, nella luce e nelle emozioni.
Oggi visiteremo dei mondi astratti, ma forse più reali di quanto si possa immaginare.
Oggi cercheremo di capire quanto sia importante esprimere pienamente se stessi.
Tutto questo sarà un cammino in serenità. Riflessivo. Come una lenta, ma intensa passeggiata in un parco imperversato dalle pulsanti sfumature di tono, di una rigogliosa primavera.
In questo viaggio non saremo soli, ma avremo il piacere di essere guidati da una splendida creatura, che attraverso la sua visione paesaggistica ci permetterà di ascoltare cosa dice il nostro cuore.
Questa nostra speciale accompagnatrice si chiama Silvia Martignago ed è pittrice. Sottolineo fin da subito questo “è”, perché non devono esserci dubbi o incertezze. Silvia “fa” anche qualcos’altro per mantenere e sviluppare questa sua passione, ma Silvia è pittrice.
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Raggiungo Silvia al telefono durante la sua pausa pranzo. E’ lunedì, giorno un po’ particolare per intrattenere una persona al telefono e chiederle di parlare di sé, ma bastano le prime parole di Silvia per togliermi qualsiasi dubbio per un possibile fastidio.
Il sottofondo è un po’ disturbato dal brusio e le grida di bambini. Forse Silvia si è fermata davanti l’uscita di una scuola per rispondermi al telefono. Ma anche questo chiacchiericcio non previsto, mette un’ulteriore allegria alla nostra conversazione.
“Silvia praticamente i nostri destini professionali si sono incrociati. Era l’inizio del 2004 quando io arrivavo nell’azienda che ci ha ospitati entrambi, mentre tu la lasciavi. Non ci sono state molte occasioni d’incontro da allora, eppure ho la sensazione di conoscerti molto di più di quanto le occasioni abbiano permesso di fare. Come mai secondo te?”
“2004… che anno!!! Già, ci siamo incrociati, ma vedi poi, le nostre passioni ci hanno fatto avvicinare… grazie anche all’azienda in cui lavoravamo… mi è rimasta nel cuore! anche perché ho conosciuto delle persone meravigliose, che ora sono le mie più care amiche”.
“Allora veniamo a te. Sono andato a vedermi parte dei tuoi lavori e tralasciando tecniche e quant’altro, la cosa che mi ha subito colpito è l’utilizzo del colore che fai. Cosa rappresenta tutta questa vitalità di sfumature?”
“Rappresenta il mio modo di essere; più che all’oggetto in sé, i colori devono emozionarmi e soprattutto devono essere in armonia tra di loro, devono colpire l’osservatore”.
“Nei tuoi quadri vengono rappresentati dei paesaggi. Hai bisogno di vederli realmente prima di reinterpretarli o possono essere anche solo paesaggi frutto della tua fantasia?”
“No, non invento nulla, ho una parte di me molto attaccata alla terra, al senso pratico, anche se a volte non sembra, quindi ogni quadro, anche se poi rivisto con le mie tecniche di pittura, è frutto di un immagine vera, di paesaggi visti, fotografati e soprattutto vissuti, attraverso i viaggi”.
“Cosa rappresenta per te la pittura?”
“Una passione vera ed un modo per poter essere me stessa”
“E’ per questo che i tuoi quadri trasmettono gioia, entusiasmo, voglia di assaporare pienamente la vita?”
“Sì, rappresentano questo, devono assolutamente portare gioia ed allegria; la vita di oggi ci rende frenetici e tendiamo a fare tutto in velocità, anche il saluto si fa ormai via sms… quindi, almeno quando dipingo, mi fermo da tutto ed immagino di essere dentro il mio quadro e mi rilasso”.
“Non sempre però è semplice seguire le proprie passioni. Anche per te, come per tanti altri giovani, sono stati imposti dei freni dovuti alle pressioni famigliari che ti vorrebbero “non perdere tempo su questi giochi” e pensare “al lavoro sicuro” oppure vederti per certi aspetti ingabbiata, a causa di un percorso scolastico che non senti tuo?”
“Già, dovevo essere una “grafica pubblicitaria” invece ho seguito un percorso scolastico tecnico/commerciale (dovevo essere più decisa io ed impormi…) che mi ha permesso sì di lavorare in importanti aziende, ma che non ha mai cancellato la mia grande passione per l’arte e la creatività. Infatti ho sempre lavorato e dipinto, ma la pittura passa ovviamente in secondo piano perché di tempo ne ho ben poco”.
Déjà vu. E’ sempre la solita storia. Talenti inespressi per cause indipendenti da loro. Perché si deve rinunciare ai propri sogni? Perché la famiglia, la scuola, le altre diverse istituzioni non aiutano i ragazzi a credere nelle loro possibilità, a cercare la realizzazione dei loro naturali percorsi, invece di mettere degli stupidi limiti. Certe volte basta anche un semplice incoraggiamento… “Bravo! Vai avanti”.
“Tu Silvia per lo più sei autodidatta, però mi hai raccontato che ci sono stati due momenti importanti per individuare il tuo personale percorso artistico. Il primo se non sbaglio è stato con l’incontro con il Maestro Sergio Favotto. Cosa hai appreso da lui?”
“E’un Maestro, un artista vero; l’ho sempre seguito nelle sue mostre, anche da piccola; lui vive qui a Treviso e spesso vedevo in giro le sue opere, meravigliose, soprattutto i nudi; quindi ho deciso di frequentare per un periodo i suoi corsi, visitando anche il suo studio. Poi una sera gli ho portato uno dei miei dipinti e lui mi disse che dovevo seguire il mio istinto e la mia tecnica personale… così ho fatto.”
“Mentre l’altro momento, chiamiamolo di svolta, è arrivato con la tua avventura in America. Cos’è successo lì?”
“E’ stata una decisione nata da un sentimento e dalla voglia di vedere cose nuove; ho viaggiato tanto “on the road” e vissuto un’esperienza bellissima che mi ha fatto scoprire altre culture, nuove espressioni artistiche e soprattutto spazi espositivi mai visti, almeno qui in Italia.”
“Tu quindi che hai potuto vivere questa bella esperienza che idea ti sei fatta, tornando in Italia, delle strutture organizzative che dovrebbero promuovere gli artisti come ad esempio le gallerie d’arte? Esistono qui degli spazi per fare e presentare le proprie opere?”
“Si potrebbe fare di più qui in Italia, senza esigere dagli artisti somme di denaro mostruose; gli spazi ci sono ma non sono sfruttati per gli artisti emergenti e/o non conosciuti, tutto è pilotato da organizzazioni o dalle singole gallerie che alla fine vogliono qualcosa in cambio e non chiedono poco! Invece, si dovrebbero creare delle strutture pubbliche o private in luoghi ben visibili al pubblico (centro città), dove gli artisti possono esibire a turno le proprie opere, sculture, creazioni, ecc., pagando magari un piccolo contributo ma che diviso in tanti non sarebbe un costo eccessivo”.
“A proposito di mostre, quale sarà il prossimo appuntamento ufficiale dove andrai a presentare le tue nuove opere?”
“Kreatief Huis Gallery ad Anversa…”
“Incontrando un’artista ci sono due cose che mi piace chiedergli. Apparentemente scontate, ma che permettono di entrare un po’ meglio in empatia con lui. La prima riguarda “il quando”… perciò in quale momento della giornata Silvia Martignago predilige dipingere?”
“Nel pomeriggio!”
“La seconda cosa invece è legata all’ispirazione. A prescindere dal genere artistico ha qualcosa di magico, anche se non credo che una persona, nel caso della pittura, si metta davanti ad un tela bianca nell’attesa che dal cielo scenda l’illuminazione. Nel tuo caso com’è?”
“Prima di iniziare a dipingere sfoglio un sacco di riviste, soprattutto quelle di arredamento, di piante, di giardinaggio, prendo foto vecchie, faccio foto dei paesaggi, rifletto, penso, faccio degli schizzi… e poi da queste nasce l’ispirazione”.
“Invece a che punto pensi di trovarti del tuo cammino artistico?”
“A nessun punto, vado avanti con le mie idee e mi organizzo da sola, sono contenta di quello che sono riuscita a costruire con le mie forze…”
“Prima di lasciarti Silvia, ho visto che ultimamente stai sperimentando anche qualcosa che si avvicina più al design che alla pittura. In cosa consiste?”
“Sì, è la parte di pittura che definisco “complemento d’arredo”; le opere in questo caso sono delle rose, fatte con del materiale particolare; sono semplici/monocolore e nell’ arredamento sia classico che moderno, danno un tocco di originalità; sono molto apprezzate devo dire…”
La nostra chiacchierata si conclude con un allegro arrivederci. D’altronde da due persone così solari cosa ci si può aspettare. Mi auguro solo che il colore che Silvia mette nei suoi quadri, sia anche solo parzialmente arrivato a voi con le parole che ho utilizzato durante questa intervista. Intanto ti saluto Silvia… “arrivederci pittrice che da forma ai sentimenti”.